1. L'arte: una forma di teologia naturale?

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    Tanti artisti hanno solcato la terra del nostro pianeta. Alcuni hanno raggiunto una fama mondiale in vita, altri hanno dovuto aspettare la morte. Alcuni mecenati lungimiranti hanno finanziato artisti che hanno composto pezzi di storia dell'umanità, lasciandoci dei frammenti incomparabili di grandezza non solo artistica, ma anche spirituale. Come dimenticare che Bach firmava le sue partiture "soli Deo gloria"?
    L'arte ha un potenziale espressivo ineguaglibile, se attinge dal deposito di emozioni universali, che appartengono ad ogni uomo e donna che abbia vissuto e che vive. Per la sua capacità di essere a suo modo oggettiva, anche l'arte è una forma di conoscenza della Verità, e del Dio che si propone come la Verità.
    Certo, l'oggettività dell'arte non è un'oggettività scientifica, ma chi non prova angoscia osservando (non solo vedendo di sfuggita) l'"Urlo" di Munch?
    E' a questo livello che si situa l'oggettività dell'arte, al livello delle emozioni che riesce a suscitare: diverse modalità di espressione per ogni essere umano, ma medesime sensazioni.
    Come l'essere umano riesce a rimanere basito di fronte alle meraviglie della natura, che lascerebbero interdetta ogni persona sufficientemente attenta a cosa sta osservando, e come tale natura ha una sua sacramentalità (in quanto segno visibile creato della realtà invisibile increata), anche l'arte ha il suo potenziale sacramentale.
    Il popolo ebraico lo aveva ben capito, quando suonava e cantava i suoi inni e salmi al Tempio. Il cristianesimo ha attinto da questa tradizione, e l'ha riproposta a suo modo.
    Perchè ha sempre avuto chiaro, anche se forse a livello inconscio, che è il Cristo Cosmico (tanto caro a Teilhard de Chardin, e Raimon Panikkar) a rivelarsi attraverso alla natura creata, perchè mediante Lui (il Verbo divino, il Logos giovanneo) tutte le cose sono state (e sono) create.
    Lo stesso sentimento di meraviglia e stupore suscitato da un panorama mozzafiato, è suscitato da un'opera d'arte composta volendo esprimere l'"universale", ciò-che-appartiene-a-tutti-noi, ed è altrettanto intimamente connessa all'aletheia che i filosofi occidentali ricercano incessantemente da più di 2500 anni.
    Quanto però stimoliamo i giovani artisti alla ricerca dell'universale? Non è la nostra era talmente individualista da portare l'artista a ricercare soltanto il godimento personale nel compiere la sua opera, piuttosto che la ricerca dentro di sè di ciò che è di, e per, tutti?
    Negli istituti d'arte, e nelle accademie viene insegnata l'introspezione? Quella stessa introspezione che ci dà uno sguardo che riesce a penetrare il futile e giungere all'essenziale?
    La vera povertà culturale che stiamo attraversando non è una povertà di talento artistico, ma è la povertà della disponibilità a mettere tale talento a disposizione di tutti, per poter far vivere l'e...

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    Last Post by Sesbassar il 17 May 2010
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