1. L'idolatria del rischio
    Cause psicologiche e spirituali della dipendenza dal gioco d'azzardo

    giocatori


    "Dopo averlo quindi crocifisso,
    si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
    "
    (Mt 27,35)


    Introduzione


    Recentemente ho avuto modo di dialogare a proposito della liceità del gioco d'azzardo, per un cristiano, con gli amici del forum di whitemetal.it. Da quella che era partita come una discussione interessante, un tarlo si è insinuato nella mente, e mi ha spinto a rifletterci un po' più a fondo, a cercare eventuali pronunciamenti magisteriali, insomma a dare una risposta più articolata, seria, documentata.
    Mi sono trovato a scrivere un po' di appunti, un po' troppi per una risposta a un thread, quindi ho deciso di scrivere qui, in modo da avere lo spazio necessario per esprimermi, per evitare wall of text per gli utenti che seguivano la discussione su WhiteMetal, e per condividere con quelli che non l'hanno letta delle opinioni in merito.
    Il gioco d'azzardo è un fenomeno in rapida crescita in questo periodo in Italia (e non solo), dallo scoppiare della crisi economica nel 2008 il numero di sale slot/casinò è in ascesa costante (e preoccupante), come lo sono le opzioni di gioco statalmente gestito, e seppur il gioco d'azzardo sia antico quanto l'uomo (come la dipendenza da esso), rimane un'attività dal rischio difficile da valutare, ma dal potenziale distruttivo come poche altre.
    In quanto fenomeno complesso, darne uno sguardo solo psicologico, o solo spirituale, sarebbe inopportuno: si può osservare infatti il problema da più punti di vista, e trarre profitto dalle suggestioni delle diverse discipline. Inizialmente quindi ne vedremo le ragioni psicologiche, mentre in seguito faremo delle considerazioni spirituali.


    1) Tentiamo la dea bendata o è lei che tenta noi?


    Una delle domande più interessanti, e cruciali, di questo argomento è "perché alcuni giocatori possono giocare per anni senza diventare dipendenti, mentre ad altri ci 'cascano' subito?". Cosa spinge una persona a diventare un giocatore compulsivo?
    Innanzitutto ci sono diversi tipi di giocatore, che gli studi più recenti, correlati al rischio della salute pubblica che il gioco d'azzardo comporta, classificano per liv...

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    Last Post by Sesbassar il 1 May 2015
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  2. Appunti per una decisione
    Chi è senza Dio?

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    Quante volte. Quante volte ci è capitato di discutere con amici (credenti o non credenti) e di cavarne fuori discussioni lunghe, e che magari a volte degenerano pure in una litigata. Forse mille, forse un milione, forse nessuna o forse di più.
    Fatto sta che tale situazione è abbastanza generalizzata nella nostra società pluralista: nei talk show (ovvero le riproposizioni televisive delle discussioni più becere delle quali saremmo capaci) gli invitati vengono rigorosamente scelti in base alla propria professione di fede o mancanza di fede.
    Discussioni, litigate, urla, strepiti, tifo da stadio. Pare proprio che tra atei e credenti vi sia un conflitto quando si parla di etica.
    Forse è vero in parte, ma possiamo vedere le cose da un'altra prospettiva.

    Qualcuno forse si chiederà cosa centra il titolo con l'introduzione. In ambiente "morale", ci troviamo spesso davanti a decisioni difficili, matasse da sbrogliare. E' a quel punto che immaginiamo di dover agire in un certo modo perchè credenti/atei/buddhisti/ecc.ecc.

    Muovendoci sul solco della spiritualità cristiana più antica (ma non per questo obsoleta) scopriamo però che non sono queste le vere alternative che abbiamo davanti di fronte ad una determinata scelta.
    Certo, siamo abituati agli scontri ideologici, e, ormai assuefatti dai talk show e dai forum/blog sul web in cui imperversano discussioni ideologiche, pensiamo non sia possibile immaginare un modo diverso di visualizzare il mondo.

    Eppure.

    Per gli antichi padri spirituali (S.Giovanni Crisostomo, Evagrio Pontico, S.Agostino e tanti altri ancora!) era ben chiaro invece che il terreno di scelta non fosse così ben delineato ideologicamente, ma che fosse ben più sfumato.
    Al centro del conflitto non vi era una contrapposizione laici/cattolici, bensì una contrapposizione tra la persona che si è legata al Dio che può garantire vita e felicità e la persona che si è legata ad un idolo (dal quale certamente pretende vita e felicità, ma che non può garantire permanentemente).
    Perchè questi sono gli affanni tipici di ogni uomo: essere felici, liberi dalle preoccupazioni date dagli altri e dalla più o meno vicina Sora Morte. E sono queste le preoccupazioni che desideriamo allontare grazie ai nostri legami.

    Ovviamente, tali legami non sono così evidenti nè per la persona in questione, nè tantomeno per coloro che le stanno vicino.
    Per gli antichi però era proprio questo legame fondamentale (maturato per tutta la vita, e stabilizzatosi nell'età matura) che entrava in gioco durante le nostre decisioni: quelle più immediate (che di solito definiamo "spontanee"), e quelle più meditate.
    Certo, nelle scelte immediate il legame diviene un po' più evidente, perchè il tempo tra decisione e azione è così limitato che non ci si accorge quasi di aver preso una decisione. Quindi si decide per "abitudine". Ovvero si sceglie come ci si è abituati a scegliere. Com...

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    Last Post by Sesbassar il 31 Jan. 2011
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