1. Giustizia e Misericordia
    All'ombra di Devil e il Punitore

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    filosofia del diritto
    By Sesbassar il 21 June 2016
     
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    "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" Rm 5,20

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    Pochi mesi fa mi è capitato di ascoltare una conferenza del prof. Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La conferenza era incentrata sulla relazione che intercorre tra giustizia e misericordia, e ne ho apprezzato diversi punti, che rileverò in questo articolo, ponendoli in parallelo a due personaggi provenienti dal panorama "pop", due "eroi" dei fumetti: Devil, alias Matt Murdock, un avvocato cieco dotato di sensi affinatissimi e di un senso radar, e il Punitore, alias Frank Castle, ex marine in congedo, eroe di guerra, sterminatore di malviventi.
    Perché dovrei utilizzare questi due marcantoni per riflettere su qualcosa di così serio come giustizia e misericordia? Semplicemente perché questi due personaggi riflettono come eponimi due significati profondamente diversi di giustizia. Una volta si diceva "non sono solo canzonette", ma a riguardo potremmo dire "non sono solo fumetti". Perché in questi fumetti vengono ritratti, in modo forse esagerato a volte, gli elementi del mondo reale, e possono dare voce a problemi sotterranei alla nostra cultura, dei quali nemmeno ci accorgiamo, e che forse possiamo così mettere in discussione.

    Il Diavolo


    Devil è un personaggio a mio avviso molto interessante, non solo per la doppia vita che conduce, nè per i moventi che lo spingono ad agire (tutti topoi classici dei fumetti di supereroi), ma per una spiritualità che egli ha, e che lo ha connotato in questo modo peculiare. Devil è cattolico. Un devoto cattolico che si veste da diavolo, e suona i suoi nemici come zampogne nelle notti di Hell's Kitchen a New York. Per chi fosse interessato a un breve riassunto sulla sua personalità, e sulla sua storia, rimando alla pagina di Wikipedia su di lui.
    Quello che mi interessa è che questa sua devozione, che non è di comodo, o superficiale, contraddistingue il suo approccio al mondo della malavita. Devil non uccide. Mai. E' radicalmente convinto che anche i suoi nemici più malvagi possano cambiare, possano avere una seconda chance. Persino contro il suo nemico di sempre, il Kingpin, signore della malavita di New York, dopo che egli ha tentato di ucciderlo, rovinargli la reputazione, la vita, le amicizie, Devil riesce a catturarlo, e, in una scena carica di pathos, a perdonarlo.


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    Devil & Hulk n.5



    Devil crede fermamente nella redenzione delle persone. Sa che possono cambiare, se lo vogliono. Non vuole sostituirsi alla giustizia, cerca di agire per ristabilire ciò che è stato violato da chi è privo di scrupoli, non per distruggere i suoi nemici, ma per dargli una seconda chance. Tecnicamente è un fuorilegge anche lui, ma cerca di non oltrepassare la linea che lo corromperebbe, sa che non può decidere della vita e della morte altrui. Rimette il giudizio alla giustizia umana, lasciando uno spiraglio di speranza, sa che questo è quello che lo distingue dai suoi avversari.

    Devil
    Devil & Hulk n.7



    Il Punitore


    Come contraltare alla figura del diavolo cattolico, c'è chi ha perso la speranza. Frank Castle, detto il Punitore, in seguito allo sterminio della sua famiglia non va tanto per il sottile. Per lui ogni criminale è solo peccato, non merita pietà, nè indecisione. Merita unicamente di essere ripagato con la stessa moneta, ha fatto soffrire degli innocenti, e deve essere distrutto. Anche per lui rimando alla sua pagina Wikipedia, se non conoscete a fondo il personaggio.

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    Devil e i Cavalieri Marvel n. 2



    Tolleranza zero. Il Punitore è uno psicopatico, un serial killer, o un eroe dai metodi più o meno discutibili, a seconda dei punti di vista. Non farebbe nulla di male a una persona innocente, non volontariamente, e infatti prova un certo rispetto per gli altri eroi, anche se non ne condivide i metodi "molli". Gli altri eroi invece, compreso Devil, lo vedono come un fuorilegge, Capitan America lo chiama addirittura "topo di fogna" in Civil War n.6, nonostante poco numeri prima avesse salvato la vita nientemeno che a Spider-Man! Il rispetto che Castle porta per alcuni eroi è così totale che, ad esempio, sempre nello stesso numero, si fa picchiare senza opporre alcuna resistenza dallo stesso Capitan America, il quale in uno scatto d'ira lo attacca, poiché aveva ucciso due supercriminali, Scarabeo D'Oro e il Rapinatore, che volevano affiliarsi al super team di Rogers.
    Semplicemente il Punitore è rimasto alla legge del taglione: il codice di Hammurabi sarebbe fiero di lui. La sua vita è stata modificata drasticamente per colpa della criminalità organizzata, e lui ha le capacità e la volontà per ritornare ai criminali ciò che è stato fatto alla sua famiglia. Lo fa sostituendosi alla giustizia garantista dei nostri stati di diritto, convinto di avere una visione totale delle persone che uccide, perché ne conosce i misfatti. Ma è così?


    Due ideali di giustizia


    Il Punitore esemplifica in sè la classica giustizia retributiva, espressa graficamente dalla donna bendata con la bilancia, una giustizia che si realizza come una forma di vendetta: il criminale va imprigionato per un congruo numero di anni, affinché la sua reclusione sia pari al suo reato. In alcuni stati la giustizia si sposta ancora più in là, e rivendica la salute, o la vita stessa, del malfattore. Castle si sostituisce semplicemente allo Stato, e assume il ruolo di giudice, giuria e boia. Alcuni, sia tra gli eroi che tra i criminali, lo considerano psicopatico, ma non è così. Il Punitore non è folle, non è guidato da una compulsione, sa benissimo cosa fa, perchè lo fa, e come lo vuole fare. Ritiene i metodi della giustizia retributiva statale inefficaci, perché troppo poco estremi, ma in realtà l'idea di fondo è sempre quella della bilancia: ad un torto di una certa entità deve corrispondere una punizione della medesima (o più vicina) entità.
    Devil e Punitore sono due personaggi speculari: Devil può assomigliare superficialmente al Punitore, in fondo anch'egli si sostituisce in parte al sistema giudiziario, ma la sua idea di giustizia è completamente opposta. A Devil corrisponde l'ideale di giustizia "riparativa", un tipo di giustizia che considera la riabilitazione del criminale come obiettivo primario. Non dev'essere per forza una questione religiosa (come lo è per il Rosso): la più grande vittoria della legge è quando essa ha una forza sull'uomo che proviene dalla sua stessa coscienza.
    A questo mira la giustizia riparativa: non solo a ristabilire un equilibrio, a farla "pagare" al malvivente, ma a ricondurlo in seno alla società che ha tradito, e alla quale si credeva superiore, a fargli capire quanto il male che ha fatto ha segnato anche lui. A ritrovare l'umanità. Non è nemmeno solo una questione di dare una seconda opportunità: è ritabilire un percorso interrotto nella formazione della persona, nella formazione della sua coscienza civica e sociale, nel sentirsi parte di un organismo che ha bisogno di lui, del bene che può fare.
    E questo può costare tanto, certo. Non è solo un cammino del criminale. Se la giustizia riparativa ha un senso, ne ha solo se le vittime sono coinvolte nel procedimento di redenzione: "C'è abbastanza male in questa città perché ci sia sempre qualcuno come [Kingpin]... Ma c'è anche abbastanza bene nelle sue genti. Non meritano un'immagine del peccato così assoluta che domini il loro lato migliore. Hanno bisogno di qualcuno che redima e protegga quella parte di bene in ognuno di loro. Non possono sentirmi, ma sussurro a tutti una promessa. Non vi abbandonerò!" (Devil, in Devil & Hulk n. 5). Perché non sia misericordia a buon mercato, le vittime devono poter essere testimoni del pentimento del malvivente. Devil ha ragione, le parole non escono facilmente, ma forse la più grande forza, e vittoria, è proprio arrivare a quel "ti perdono".
    Non solo il criminale e le vittime, ma la società intera deve mirare a questo ideale di giustizia, affinché sia credibile e efficace. Perché non sia mollezza deve rappresentare anche simbolicamente il reato commesso, perché non sia ripetizione meccanica deve portare all'umanizzazione dell'altro, sia della vittima che del carnefice.

    Conclusione


    Quando si parla di tematiche così complesse nessuno ha la bacchetta magica, nonostante alcuni personaggi folkloristici del nostro panorama politico si illudano di averla. E io comunque immagino ci siano decine e decine di critiche possibili, a un qualsiasi sistema giudiziario. Non si può pretendere di dare soluzioni a problemi così difficili e importanti come quello della validità o meno del sistema penitenziario, in queste poche righe su un blog sperduto del mare magnum del Web.
    Quello che vorrei però, è che almeno ci si soffermasse su questi due ideali diversi di giustizia. Perché noi occidentali abbiamo introiettata questa immagine della bilancia, a ritrarre l'ideale di giustizia. Ma chi dice che sia quello più corretto? O addirittura quello più realmente realizzabile? Non voglio mettervi dubbi per il gusto di mettere in discussione l'ovvio, ma perché su questo genere di presupposti si giocano le vite di migliaia di persone. Mi pare sia il minimo il pensarci almeno per dieci minuti di fila nella nostra intera vita.
    Spero che queste due righe, con l'ausilio di due bei personaggi multisfaccettati, almeno possano farvi iniziare una riflessione in questo senso. Se siete cristiani per riflettere sul tipo di giustizia che Dio ha operato con voi, se non siete cristiani per riflettere sul tipo di ideale di giustizia che più vi sembra umano.
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