1. Affondi spirituali: Il bypass legislativo
    Il fine giustifica i mezzi?

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    filosofia del diritto
    By Sesbassar il 29 June 2015
     
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    Irlanda, U.S.A. e la scorrettezza agli estremi



    Disclaimer: Non mi pronuncerò sul merito delle unioni omosessuali, teoria gender/queer/vattelapesca. La questione è complessa e fin troppo banalizzata e estremizzata, e richiederebbe una trattazione più esaustiva e interdisciplinare. Quindi non leggete queste righe ideologizzandole: il problema che sollevo è di forma.


    Recentemente la nostra società è attraversata da un dibattito sociale estremamente polarizzante, e cioè quello a riguardo delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Diversi paesi occidentali consentono questa pratica, che recentemente anche Irlanda e Stati Uniti hanno reso legale.
    Il punto però è come l'hanno resa legale.
    Qua in Italia siamo ormai assuefatti al bypass del Parlamento in ogni materia, tanto che non ce ne accorgiamo più: voto di fiducia e decreti legislativi sono i metodi più comuni per evitare il confronto parlamentare. Quello che non pensavo però è che fosse una pratica anche negli altri paesi occidentali.
    Da Montesquieu in poi il principio della suddivisione dei poteri è stato la base dello stato di diritto, e violarlo significa: 1) dare un'altra impostazione allo stato di diritto che garantisca l'uso equo del potere da parte dello Stato, a prescindere da questa distinzione tra organi; 2) affidare ad un solo organo più poteri instaurando ipso facto (temporaneamente o stabilmente) una dittatura.
    Per quel che riguarda l'Irlanda, il matrimonio civile è stato riformato previo referendum popolare, e rimando a questo ottimo articolo, per un piccolo approfondimento. Per quel che riguarda gli Stati Uniti invece, la scelta è stata della Corte Suprema.
    Quali rischi comportano queste decisioni? Nel primo caso è che scelte di questo tipo, su diritti considerati fondamentali, devono prescindere dagli umori del popolo. Immaginate se si facesse un referendum ora in Italia, su una questione delicata, ad esempio, come il diritto all'asilo politico. Sinceramente, io non so che risultato potremmo ottenere, ma di sicuro sarei spaventato dalle prospettive.
    Il secondo caso è l'opposto invece: mentre in numerosi stati degli U.S.A. i referendum erano contrari, la Corte Suprema ha de facto imposto questo tipo di riconoscimento civile. Qui il problema è l'altro estremo: la decisione popolare (leggittima o illegittima che fosse) è stata scavalcata a piè pari, assieme agli organi legislativi. Pensiamo a un potere del genere in mano a pochissime persone (per quanto autorevoli possano essere): ribaltare completamente ogni decisione parlamentare o referendaria di 50 stati. Certo, lo fanno riferendosi alla costituzione statunitense, il loro non è un giudizio arbitrario, ma in questo caso hanno preso una decisione generale e non particolare (cioè valida per tutti gli stati, non relativa alla legislazione di un singolo stato). 10 persone hanno deciso per 300 milioni, scavalcando ogni discussione parlamentare e/o popolare.
    Insomma, da una parte la deriva populista, dall'altra la deriva tecnocratica.

    In tanti hanno festeggiato modificando le loro foto di profilo su Facebook, "arcobalenizzandole" (no, non è un vero termine, ma passatemelo). Quando accadono questo genere di cose pensiamo solo al best case scenario, cioè a quando tutto va bene, soprattutto se questo "tutto" va bene a noi. Io inviterei a maggior prudenza riguardo a questi modi di legiferare, non solo perché nei fatti escludono gli organi deputati alla legiferazione stessa, ma anche perché fanno da precedenti ad altri tipi di rivendicazioni, che potrebbero vederci meno favorevoli.

    La domanda legittima ora sarebbe: ma quindi Devid, come ottenere un giusto riconoscimento dei diritti? Ottenerli con una forza diversa da quella degli argomenti a me pare tanto una violazione dei diritti fondamentali altrui. Sedare gli animi e incominciare invece un dialogo serio, che giunga a una sintesi il più possibile condivisa delle istanze, dei bisogni, e anche delle perplessità delle diverse parti sociali, sarebbe già un buon punto di partenza. A chi cinicamente risponde che è utopia, io rispondo che è così a esser nata la nostra Costituzione.



    Edited by Sesbassar - 6/7/2015, 23:14
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